Effetti uditivi e non uditivi del rumore… e del silenzio

Palermo, 15 Febbraio 2020

Effetti uditivi e non uditivi del rumore… e del silenzio

Presidente del congresso
Prof. Riccardo Speciale

Dove e quando
15 Febbraio 2020

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RAZIONALE SCIENTIFICO
Il professor Giorgio Grisanti, docente emerito di Audiologia, colloquiando in Clinica con un alto prelato ebbe a ricordargli “Il rumore non fa bene”. L’alto prelato, per nulla colpito dall’affermazione, gli rispose subito “ma il bene non deve far rumore”. Probabilmente il razionale del convegno è tutto contenuto in questo scambio di battute. Cos’è il rumore? In latino il suffisso “Rug” indica l’andar fuori dalla normalità (da cui anche ruggire, ruttare) e “morem”, suono (come in muggire). Il termine indica sempre la presenza di un segnale di disturbo anche se possiede una diversa definizione in fisica acustica, dove è indicato come “Somma di oscillazioni irregolari, intermittenti o statisticamente casuali”, che in filosofia dove si identifica con un grave scandalo (ad esempio: “c’è stato molto rumore in tutto il paese” o “è un fatto che ha messo a rumore tutta la città”). In ambito audiologico, il rumore acquisisce una sua identità psicoacustica. È rumore qualsiasi suono non desiderato che in quanto tale riporta non solo conseguenze al sistema uditivo (sordità, acufeni e vertigini) ma anche alle altre funzioni del nostro organismo. Emerge la necessità di ricorrere al silenzio ma non al solo fine di non affaticare il nostro sistema nervoso centrale e neanche per voltare le spalle al mondo, ma per osservarlo e capirlo. Perché il silenzio non è un vuoto inquietante ma l’ascolto di quei suoni interiori che non ricordiamo più di possedere.